Il copywriter professionista non fa i pallini
Copywriter professionista, lana sintetica o maglione di cachemire?
Il mio rapporto con lo shopping è piuttosto singolare se consideriamo che appartengo al genere femminile.
In sostanza, l’ho sempre considerato una grande perdita di tempo. Tutte quelle ore a selezionare, capire se i colori stanno bene insieme, gli enigmi sulla taglia (mi scusi questa M mi cade bene secondo lei o devo provare la L?), senza parlare dell’esperienza claustrofobica del camerino dove la luce al neon ti acceca mentre gente fuori aspetta ansiosa che tu abbia finito. Poi c’è l’etichetta che ti da un prurito tremendo e il cartellino del prezzo che ti si è infilato tra le scapole.
Fin da giovanissima mi limitavo a guardare quello che compravano le mie amiche, per poi andare senza alcuna prova, alla cassa. C’è da dire anche che – avendo all’epoca budget limitato – finivo per preferire sempre la quantità alla qualità. Prima dell’inizio della scuola acquistavo quei quattro o cinque maglioni di diverso colore così ero a posto per tutto l’inverno, non ci pensavo più ed ero libera dall’incubo.
Ed ero felice, ero veramente felice perché:
aveva dato un senso al mio sabato con le amiche;
avevo dei maglioni nuovi morbidissimi da giocarmi per tutta la settimana;
avevo speso relativamente poco.
Niente faceva presagire la creazione di “pallini”, così come era impossibile pensare che al primo giro di lavatrice qualcosa andasse storto.
Ma i maglioni di lana sintetica sono così. Sei puntualmente sedotta e abbandonata. Sul momento ti rendono entusiasta, ma poi, nei giorni successivi iniziano a creare pruriti, a restringersi sul bordo e a dilatarsi sulle maniche, finché a un certo punto sembrano si trasformano. E qualche settimana dopo li indossi e non li riconosci più: dove è finito quel maglione che ho comprato lo scorso sabato pomeriggio? Perché adesso una spalla è più bassa dell’altra? Perché quel verde brillante si è trasformato in un verde palude della tristezza?
Un Natale – avrà avuto diciott’anni – mia nonna mi regala un maglione bellissimo. Un oggetto che era da chiedersi se era un maglione o piuttosto l’idea platonica della morbidezza e del piacere epidermico.
“Possibile che alla tua età tu non abbia un maglione decente? Non hai ancora capito che non risparmi a comprare quella robaccia? Adesso finalmente hai un maglione di cachemire.”
Il maglione di cachemire non era un upgrade. Era un altro mondo. Un salto evolutivo proprio. Appena indossato (che poi in realtà è lui che indossa te), ti rendi conto di che cos’è una fibra naturale perché quando un maglione di cachemire scivola sulla tua persona tutto intorno assume un’altra luce, è come se la morbidezza si estendesse a tutti gli oggetti intorno e alle persone, e ti senti veramente fortunato a stare lì con quella meravigliosa sensazione di pace.
Insomma da quel giorno ho capito. Se hai un maglione di cachemire ogni volta che lo indossi è come se fosse la prima volta. Il maglione di cachemire non fa i pallini, non si restringe, non sbiadisce, è sempre confortevole, e soprattutto a un certo punto accade (e accade sempre!) che qualcuno ti dica “Ehi, ma è di cachemire!”
Il maglione di cachemire dura. Dura così tanto che a un certo punto pensi: “quanti maglioni di lana finta avrei già buttato via? E quanto mi sarebbero costati?”
Un copywriter professionista è uno che si occupa di cachemire
Innanzitutto utilizza un materiale naturale ricco e di prima qualità che è il lessico, le parole scelte, poi il cachemire utilizza la tessitura a doppio filo continuo che mantiene la trama intatta. I concetti sono iscritti sempre in una sintassi chiara. La forma non si deforma nel tempo, e non ci sono taglie, ma una sagoma che si adatta sempre alla tua struttura.
Altro dato del cachemire è che si riconosce subito non tanto per come è, piuttosto per l’effetto che fa, e non hai bisogno di analizzarlo, lo guardi, lo tocchi e dici: “Wow”.
Così è quando leggi un bel titolo, o un articolo dove ogni parola è stata selezionata con cura. Perché chi scrive in modo professionale è anche ecologico: vuole farsi leggere ma senza rubarti troppo tempo. Ha rispetto della tua attenzione.
La scrittura di valore non infeltrisce.
Il copywriting di qualità non delude, perché è stato costruito con una strategia precisa che lo rende unico e inconfondibile. E soprattutto non produce pallini. La scrittura di valore appare sempre nuova perché non segue e non si uniforma al trend del momento, non copia, e non si appoggia a stereotipi. Non è il maglione che trovi nel cesto e che l’anno dopo regali a tua sorella.
La scrittura di valore di un copywriter professionista è estremamente confortevole per chi legge: è chiara (il miglior cachemire è quello bianco), efficace e piacevole (mantiene inalterata la temperatura), è onesta perché si da per quello che è. E soprattutto non ti promette, come il materiale sintetico, qualcosa che non può mantenere.
Ma la cosa più sensazionale della scrittura di un copywriter professionista è che ti costa meno della scrittura di tuo cugino che si occupa di economia aziendale, e questo perché un contenuto che non raggiunge un certa qualità, un certo valore e quindi il suo pubblico, diventa rapidamente obsoleto, e dopo due giri di lavatrice, diventa inutilizzabile.
Il copywriter professionista sa produrre invece maglioni di lana cachemire in tempi ragionevoli perché fa solo quello, da sempre. Di fatto è un artigiano e come artigiano sa come si fanno le cose bene.
Ora, chiunque abbia bisogno di contenuti si deve porsi queste domande:
- Rinuncio a un contenuto di valore e mi metto addosso un maglione sintetico che costa poco finché dura?
- Mi metto a produrre un maglione di cachemire occupandomi in prima persona di materia prima, lavorazione, confezionamento sperando che mi riesca bene anche se è la prima volta che lo faccio?
- Acquisto un maglione di cachemire da chi lo sa fare bene?
Poi, certo, non tutti hanno una nonna che come la mia ha sempre da ridire su come ti vesti.
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